Prendiamo una pausa da tecnicismi e strumenti per fare una necessaria digressione sugli aspetti storici.
Il valore inestimabile della memoria è noto all’uomo sin dall’antichità.
Prima che la scrittura cambiasse il destino dell’umanità e determinasse l’immortalità dei contenuti c’era già chi si si dava un gran da fare per rendere le storie immortali ed è per questo che le tecniche di memoria hanno un’origine remota.
Nell’antichità il mezzo di trasmissione delle informazione era l’oralità, le forme di apprendimento erano dunque strettamente legate all’ascolto dei cantori e alla memorizzazione dei loro contenuti, a loro volta i cantori si avvalevano di tecniche di memorizzazione per esercitare al meglio il loro ruolo di custodi della tradizione.
Nell’antica Grecia il cantore professionista era definito aedo ed era considerato da tutta la comunità come un personaggio sacro. Nella arti figurative veniva raffigurato cieco, come se le sue doti di sensibilità e capacità di entrare in contatto con gli Dei rendessero superfluo il senso della vista. Gli aedi, i cantori, si esibivano durante le cerimonie pubbliche o le occasioni conviviali per intrattenere il pubblico, ad essi si affiancava anche un’altra figura: quella del rapsodo, il recitatore professionista. Il rapsodo era specializzato nelle recitazioni dal tono drammatico e utilizzava tecniche di memoria e di apprendimento molto raffinate: formule e ripetizioni di sequenze che garantivano una perfetta resa dei contenuti.
Oltre ai cantori e rapsodi, spaziando per altre culture, esisteva anche il bardo che, nella cultura celtica, era colui che aveva il compito di narrare le gesta eroiche dei guerrieri e di imprese epiche. I bardi erano considerati preziosi custodi del sapere e ricevevano un’istruzione specifica per memorizzare tutte le tradizioni del popolo celtico. Spostandoci in Africa occidentale, invece, troviamo il Griot, un poeta cantore che svolgeva il compito di preservare il sapere degli antenati.
L’oralità dunque rappresentava il canale privilegiato di trasmissione del sapere, in quanto rapido, immediato. I contenuti venivano trasmessi attraverso diverse forme: narrazioni, leggende, miti, canti.
Ogni sistema di tradizione orale, per garantire al massimo l’efficacia della trasmissione del messaggio, era appoggiato su una precisa struttura, a un insieme di tecniche che possono garantire ai professionisti della trasmissione orale una buona riuscita della loro declamazione.
La trasmissione della tradizione orale richiedeva, naturalmente, un’impostazione articolata su un linguaggio chiaro e lineare, molto immediato, in cui il professionista potesse avvalersi di ausili tecnici caratterizzato dalla presenza di similitudini in grado di facilitare le associazioni, da uno stile formulare caratterizzato da ripetizioni e la presenza di un elevato numero di appellativi, ad esempio, i patronimici. Il patronimico è all’interno del nome, è quella parte che denota la discendenza familiare. Un altro strumento narrativo molto utilizzato consisteva nell’uso dei topoi, ovvero dei luoghi narrativi.
L’aedo poteva servirsi di questi strumenti anche nel caso di una leggere dimenticanza, poteva infatti indugiare su una strofa se si rendeva conto di non ricordare quella successiva avvalendosi dell’aiuto di questi strumenti. Le migliaia di versi che costituivano un poema non venivano mai decantate in un’unica occasione, l’aedo infatti le scomponeva per rendere più agile la diffusione. Gli aedi dovevano possedere due grandi abilità; la memoria e l’immaginazione. La memoria storica, indispensabile per ricordare e custodire il sapere tramandato, tutti i passaggi e le imprese che avevano determinato le conquiste della civiltà e l’immaginazione, indispensabile per la creazione di associazioni a loro volta utili nel recupero del ricordo.
L’aedo era una figura professionale specializzata ed esistevano delle scuole deputate a questo compito, particolarmente prestigiosa era quella degli Omeridi di Chio, ispirata alla figura di Omero.
Dalla tradizione apprendiamo anche che vi erano scuole di aedi che tramandavano di generazione in generazione i propri canti; particolarmente famosa era quella degli Omeridi, nell’isola di Chio, che si vantavano di discendere dal grande Omero.
Allora ti è piaciuto questo viaggio nel tempo?
Manca ancora un po’ di strada per scoprire come siamo arrivati alle mappe mentali e altre tecniche di memorizzazione.
Se ti è piaciuto quello che hai letto e ti interessa approfondire il tema della memoria e delle tecniche di memorizzazione scrivi a [email protected]
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