Esistono diversi tipi di bugie a seconda dell’obiettivo da raggiungere.
Se dovessimo operare una distinzione, potremmo sicuramente dire che l’impegno cognitivo che il cervello mette in atto varia a seconda del tipo di vantaggio che ottiene chi decide di mentire.
Quando si parla di bugie viene automatico considerarle come azioni sbagliate in quanto scorrette nei confronti di chi le riceve.Gli abili mentitori spesso cercano un alibi nascondendosi dietro la cosiddetta “bugia bianca“, che sarebbe è una bugia con scopi benefici, se non altruistici.
Tuttavia, a prescindere dal giudizio personale, di fatto la differenza di obiettivi nell’azionedi mentire genera sicuramente processi cognitivi diversi e questo è quello che ci interessa in questa sede.
Quale obiettivo si cela dietro a una bugia?
Ma come fare una categorizzazione delle bugie?
In linea generale possiamo dire che quando parliamo di bugia, ci riferiamo all’azione concreta di trasmettere a uno o più interlocutori delle informazioni false in modo consapevole. Secondo questa logica la bugia è solo a vantaggio di chi la racconta e spesso le conseguenze sono a carico di chi la riceve.
Un esempio facile?Chi ruba, e non vuole ammetterlo, racconta una bugia ai danni di chi ha subito il furto e di chi sta investendo tempo e lavoro per interrogarlo.
Quando si parla di “bugia bianca” ci si riferisce all’azione consapevole di mentire perché la verità può essere particolarmente nociva per chi ascolta. Questa tipologia di bugia, almeno nell’intenzione, è a vantaggio di chi la riceve. Immagina di dover dare una notizia davvero drammatica a una persona molto malata o molto anziana. In una situazioni simile un’opzione consiste nel ricorrere alla bugia bianca, chiedendo al cervello di elaborare informazioni false in un’ottica positiva, non volta a danneggiare, ma piuttosto a proteggere.
A metà tra le due opzioni si colloca la cosiddetta bugia di Pareto, che sarebbe, in sostanza, una bugia i cui vantaggi sono a favore sia di chi la dice sia di chi la riceve.
Quello che è importante mettere in evidenza è come l’obiettivo della menzogna sia in grado di attivare aree del cervello diverse.Questo dipende dal fatto che la comunicazione di un’informazione falsa richiede molta più energia e ingegno della trasmissione della verità, perché quest’ultima non richiede ulteriori operazioni di controllo o copertura.
Questi aspetti sono di grande interesse per chi si interessa dei processi relativi alla memoria perché riguardano attività cerebrali e cognitive che inevitabilmente coinvolgono anche il lavoro della memoria e le diverse tipologie di memoria. Mentire, ad esempio, è un’azione che coinvolge la memoria del lavoro.
Conoscere tutti i processi relativi alla memoria amplia il raggio di conoscenza e di azione su di essa.
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