Con il post della scorsa settimana abbiamo iniziato un viaggio nel tempo, per capire come siamo arrivati alle tecniche di memoria più efficaci! Al di là degli aspetti storici interessanti da scoprire, quello che ci interessa approfondire in questo percorso è come i cantori e i rapsodi fossero in grado di ricordare migliaia di versi.
Lo studioso tedesco W. Radloff si dedicò allo studio di questo fenomeno:
« Ogni cantore appena appena abile improvvisa sempre i suoi canti secondo l’ispirazione del momento, così che non è in condizione di recitare due volte un canto in modo perfettamente uguale. Ma nessuno pensa che questa improvvisazione produca un canto ogni volta nuovo. […] Egli essendosi esercitato a lungo nella performance ne ha pronte, se così posso dire, un’intera serie di parti, che nel corso del racconto mette insieme in maniera acconcia. Queste parti sono descrizioni di determinati occurences e situazioni, come la nascita dell’eroe, il risveglio dell’eroe, il prezzo delle armi, la preparazione al duello, […] L’arte del cantore consiste nel mettere in successione queste parti come è richiesto dal corso degli avvenimenti e nel collegarle con versi composti ex novo. Il cantore sa cantare queste parti in modo assai diverso. Egli è capace di tratteggiare la stessa immagine in pochi tratti veloci o di descriverla più ampiamente o di procedere con epica ampiezza ad una descrizione molto dettagliata. […] Un cantore abile può perform impromptu qualsiasi tema, qualsiasi racconto, se gli è chiaro l’andamento della vicenda. »
Le mnemotecniche rappresentano un importante strumento volto ad aumentare le potenzialità della memoria nello svolgimento della funzione di conservazione delle informazioni. Come abbiamo visto, le mnemotecniche venivano utilizzate sin dall’antichità nel tentativo di trasmettere il sapere di generazione in generazione.
La parola Memoria deriva da Mnemosine, nel mito la madre delle Muse, protettrici dell’arte e della storia.
La dea Memoria dona ai poeti la capacità di tramandare il passato, rendendo così immortali gli uomini le cui gesta meritano di essere ricordate.
Volendo ricostruire questo fenomeno sin dalle origini possiamo appellarci a Cicerone, il quale riconosce in Simonide di Ceo il primato nell’utilizzo delle tecniche di Memoria.
A Simonide di Ceo si riconosce il merito di aver fatto emergere uno dei più importanti meccanismi su cui si basano le dinamiche della memoria: l’associazione. Importante per la comprensione di questo passaggio riportare la vicenda che si narra essere all’origine di questa importante intuizione.
A Simonide di Ceo era stata commissionata la declamazione di alcune sue opere durante un banchetto per la celebrazione dei giochi olimpici. Terminata la declamazione, Simonide si allontanò, salvandosi dalla sciagura che travolse i commensali: l’improvviso crollo del soffitto uccise tutti i presenti, la caduta fu così violenta che non fu possibile riconoscerli in volto per quanto fossero alterati i loro lineamenti.
L’unico modo per ricostruire l’identità degli invitati fu affidarsi alla memoria di Simonide, il quale ricordando la posizione che occupavano a tavola riuscì a ricordarne i visi.
Questo aneddoto è fondamentale perché Simonide intuì il legame tra le immagini e la capacità di ricordare.
Appuntamento al prossimo viaggio nel passato e al prossimo post!
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