Oggi ci soffermiamo su un altro ramo della memoria a breve termine: la memoria visuospaziale.
Continuiamo il nostro percorso nello studio della struttura della memoria per meglio comprendere quali sono i meccanismi che intervengono quando dimentichiamo le cose, o quando riusciamo a ricordare solo una piccola parte di tutto quello che invece ci occorre ricordare.
Rispetto agli studi condotti sulla memoria verbale, gli studi sulla memoria visuospaziale sono di meno, questo è dovuto al fatto che è inferiore il numero di persone che presenta carenze di funzionamento della memoria visuospaziale e dunque l’esigenza di approfondire l’argomento non ha presentato termini di urgenza.
La memoria visuospaziale è quella che entra in azione quando dobbiamo orientarci negli spostamenti, il suo compito infatti è quello di ricordare la posizione di un oggetto per il cambiamento successivo della sua posizione nello spazio.
La memoria visuospaziale è anche definita “taccuino visuospaziale”, la sua funzione è di custodire i dati visuospaziali e costruire le immagini mentali.
La memoria visuospaziale comprende:
- Il visual cache: il suo compito è quello di conservare le caratteristiche visive come, ad esempio, il colore, la dimensione, la forma di un oggetto;
- L’inner scribe: il suo compito è quello di ripassare il contenuto del visual cache ed è deputato alla conservazione dei dati sulle sequenza dei movimenti di un oggetto nello spazio.
La conoscenza di queste due caratteristiche della memoria visuospaziale ci consente di dare una spiegazioni a episodi molto ordinari che si verificano nella vita di tutti, come, ad esempio, non ricordare dove abbiamo parcheggiato l’auto appena un’ora prima, o dove abbiamo poggiato le chiavi tre minuti dopo averle spostate da un posto all’altro.
Saranno comuni a molti di voi episodi di questo tipo, adesso sapete il perchè!
Come sempre, buon approfondimento!
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